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Dal quotidiano "La Sicilia" (cliccare sull'immagine per scaricare il documento pdf):
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La lettura di "Delfini d'acciaio" mi ha portato a condividere artificialmente gli stati d'animo, le sensazioni e le esperienze dei suoi personaggi, avvincenti e brillanti, in maniera semplice, ma mai banale.
La realtà mi sembra abbastanza corrispondente, specie nelle interazioni personali, sia nell'ambito militare che civile. Dato che chi scrive è un militare, questo significa che lo scrittore è prima una persona "vera", poi un militare.
Trovo piacevolmente riuscita la miscelazione delle spiegazioni tecniche alla trama, attraverso la quale vengono esposti chiarimenti e nozioni, in maniera abbordabile e pregevole anche per chi non dispone di curiosità tecnica.
Potrebbe apparire una lettura specialistica, per appassionati almeno, ma le parti autobiografiche, opportunamente dosate e correttamente inserite nei tempi e modi, rendono questo romanzo e il suo protagonista simpatici e credibili, per tutti.
L'incalzare della vita non mi permette di leggere un libro tutto d'un fiato, ma in questo caso, sempre, il desiderio di conoscere il capitolo successivo è stato singolare.
All'inizio sono rimasto un po' perplesso dalla struttura del libro e del racconto, poi mi sono accorto che funzionava; è come leggere un film, è quasi la sceneggiatura di un film. Un omaggio a chi, da sempre, nell'ombra, in pochi metri cubi, esponendosi ad ogni rischio, ha difeso interessi e valori al di sopra dei personali.
Bravo Marco, sono certo che avrai già ricevuto molti complimenti, scrivi bene davvero e per quanto possano valere, associo anche i miei con convinzione.
Congratulazioni.
Un dettaglio: Sicuramente Marconi ha al suo fianco una moglie lodevole, paziente e comprensiva con due splendidi figlioli, ma chissà se è, o se è stato così anche per la rossa Ducati!
Dario Fabbri


Dal quotidiano il Piccolo di Trieste - Articolo di Piero Spirito:
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"Siamo di fronte a un romanzo incentrato sulle vicende che coinvolgono l'equipaggio del sottomarino italiano ENRICO TOTI; a scriverlo è Marco Mascellani, un sommergibilista "vero" che ha navigato proprio su quello stesso sottomarino. IL romanzo narra di un ex terrorista che, con un colpo di stato, assume il potere in Algeria e minaccia con armi chimiche gli stati europei che si affacciano sul Mediterraneo. Inizia così la controffensiva dell'Europa, all'interno della quale si pone la storia del vecchio sottomarino Italiano, chiamato a dare il suo contributo. Un romanzo di fantapolitica e di avventura subacquea, dunque, sorretto da una trama che, dopo l'11/9, difficilmente può essere bollata come impossibile. Il romanzo, diciamolo subito, non possiede lo spessore, la complessità, la minuziosità dei dettagli e l'estrema completezza di altri romanzi del settore, in particolare se lo confrontiamo con autori come Tom Clancy e Patrick Robinson che sono due "mostri sacri" del romanzo fantapolitico-militare. Tuttavia dal volume di Mascellani emerge qualcosa di diverso: un'attenzione particolare per il fattore umano, che viene a prevalere sul resto. I personaggi principali sono disegnati in tuttotondo, con un loro carattere particolare, pregi e difetti. Buona la descrizione dell'ambiente umano in cui operano i sommergibilisti, e minuziosa l'esposizione di tutto ciò che è tecnico (armi, procedure, apparati). Sono evidenti diversi richiami autobiografici dell'autore, che racconta anche molto di se e della sua vasta esperienza. Insomma, un romanzo che celebra prima di tutto l'ordinaria eccezzionalità di professionisti che danno il massimo pur trovandosi spesso alle prese con mezzi non sempre al top dell'efficienza. Una risposta italiana alle più note pubblicazioni d'oltreoceano, ma che sceglie di evidenziare altri aspetti."
Rivista Italiana Difesa - nr. 10, Ottobre 2004


"Salutiamo l'ingresso del nostro amico Marco Mascellani nel ristrettissimo olimpo dei Sommergibilisti-romanzieri! L'autore di questo Defini d'Acciaio, infatti, appartiene alla cerchia, non certo numerosa di coloro che scrivono di sommergibili non per sentito dire, ma perchè ci hanno navigato. Infatti, il nostro è stato fino a poco tempo fà a capo dell'Ufficio Sicurezza di Scuolasom e ha navigato in lungo e in largo sui Toti e sui Sauro. Anche se ora ricopre l'incarico di direttore di macchina del pattugliatore Bersagliere (impegnato in zona operativa nel momento in cui scriviamo), nel suo cuore alberga un'autentica e mai rinnegata fede sommergibilistica. Sapevamo da tempo che stava lavorando alla sua opera (forse "prima"?) e poichè sui contenuti era stato piuttosto vago, attendevamo con curiosità di leggerla. Mai, però, avremmo immaginato di trovarci di fronte a una vera "fiction" nel più puro stile di Tom Clancy, l'osannato (non sempre a ragione) autore di caccia a ottobre rosso. Il volumetto, 242 pagine che si leggono d'un fiato, è in effetti un romanzo. La narrazione ruota intorno al Toti (che, si intuisce, rimane il mai dimenticato amore di M.), che l'autore immagina venga trasformato, alla fine della sua gloriosa carriera, in battello sperimentale con l'installazione di un modulo AIP (indipendente dall'aria). Senonchè lungi dall'essere ingloriosamente preda della fiamma ossidrica del demolitore, il piccolo Toti si trova coinvolto in una vera azione di guerra contro l'Algeria, che vede coinvolti gli incursori di COMSUBIN e altre unita navali italiane e straniere in un crescendo di tensione. per ovvii motivi non sveliamo al lettore i particolari della vicenda, nè tantomeno l'epilogo, come è giusto fare per non rovinare il pathos che costituisce giustamente la ragion d'essere di ogni fiction che si rispetti. Non ci sentiamo di esaudire le richieste dell'autore che, in una lettera precedente all'arrivo del volume in redazione ci aveva pregati di essere severi nella recensione. Non ce la sentiamo perchè non ne abbiamo motivo: Delfini d'acciaio si legge volentieri. Inoltre, ha un pregio non trascurabile, anzi, raro, in un panorama editoriale dove la fiction troppo spesso è spinta un po all'eccesso: essendo stato scritto da un vero sommergibilista (e non da un romanziere con il supporto degli esperti del caso, quali l'osannato Tom Clancy ed alcuni suoi emuli), nel romanzo non ci sono forzature tecnologiche ideate allo scopo di meravigliare o stordire il lettore:tutti i fatti narrati rientrano perfettamente nell'ambito del possibile, sono di un realismo impressionante e, naturalmente, sono esposti nel più puro linguaggio degli "uomini col delfino". Tutto ciò, insieme alla presenza (nella copia in nostro possesso) di qualche perdonabile refuso tipografico e di punteggiatura, è però, in un certo senso, anche il limite dell'opera. Infatti, mentre il romanzo scorre liscio come l'olio per chi ha dimestichezza con i "tubetti di ferro" (come l'autore, in più di una pagina, chiama affettuosamente i battelli), abbiamo qualche dubbio che tutti i passaggi della narrazione, specie i più tecnici, possano essere di immediata comprensione a chi è estraneo al mondo dei sommergibili. Ma si tratta in fondo di un peccato veniale nel lavoro di un "vecchio sommergibilista". non perchè il nostro M. sia vecchio (è un "giovanotto" di 38 anni), ma perchè come egli stesso ci ha scritto dal Bersagliere riprendendo le parole di uno dei suoi Maestri (l'ammiraglio A.Ranieri già direttore di Scuolasom), "non si può essere ex-sommergibilisti, ma solo sommergibilisti"
"Aria alla Rapida" Settembre 2003


Il colpo di scena finale mi ha lasciato piacevolmente a bocca aperta. Era ora che un libro finisse diversamente dal solito: “e vissero tutti felici e contenti...”
L’ultima avventura del Toti è la ciliegina sulla torta, l’impennata finale della storia. Alla faccia di Clancy.
Complessivamente il libro mi ha fatto un’ottima impressione, il ritmo degli eventi è elevato, le avventure sono tutt’altro che banali e scontate. E nel finale non ci sono pacche sulla spalla, decorazioni a profusione e personaggi che si stagliano contro il tramonto...
“Betasom”


L’atmosfera è quella giusta... i personaggi sono umani ed italiani al punto giusto (non dei robot come quelli dei romanzi di Robinson) e le descrizioni della vita a Bordo sono veramente uniche. Il risultato è una voglia pazza di visitare il Toti o il Dandolo a Venezia!
Andrea


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Questo volume contiene un romanzo di fantapolitica che ha per protagonista un vecchio sommergibile della Marina Militare Italiana, l'Enrico Toti. Salvato da una ipotetica demolizione, grazie all'impegno di tutti i suoi uomini e alla determinazione del suo comandante, vivrà una grande avventura nel Mediterraneo, forse la più grande che quel battello e suoi uomini abbiano mai vissuto. Lo scrittore ci porta a scoprire, sempre seguendo il filo narrativo, com'é e su che ritmi si basa la vita a bordo di un sommergibile. Con chiarezza e buona descrizione, porta il lettore a "visitare" l'interno del battello, con tutti i suoi apparati e le sistemazioni di bordo. I personaggi risultano "veri", la narrazione è scritta in modo semplice e ben comprensibile (battute di spirito comprese) con l'aggiunta di parole e frasi prettamente marinare (per esempio i vari ordini che vengono dati a bordo). L'azione non manca, anzi; lo scrittore ha saputo ben miscelare il freddo svolgersi degli eventi con le gesta e l'umanità dell'equipaggio. La narrazione è avvincente e mai noiosa, l'unico appunto che si potrebbe fare è che, all'interno del romanzo, lo spazio dedicato ai nemici di turno sia un po' limitato. Per essere un'opera prima ritengo sia da giudicare come ottima. Questo romanzo lo consiglio vivamente alle persone appassionate di sommergibili, "Delfini d'acciaio" non dovrebbe mancare nelle vostre biblioteche!
Massimo BRUNI
http://www.friulanidimarina.org/pagine/home.htm



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Anche il periodico dell'Associazione Nazionale Bersaglieri "Manara" ha dedicato alcune pagine al battello che ha avuto il privilegio di ricordare l'eroe bersagliere.
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